Negli ultimi anni il modello di banca con cui le aziende erano abituate a dialogare sta cambiando rapidamente; dei tanti Istituti di credito presenti sul territorio sono ormai rimasti pochi gruppi, di dimensioni sempre maggiori e con i quali le PMI fanno sempre più fatica a parlare a causa di una digitalizzazione del merito di credito che va in contrasto con quella che fino a qualche tempo fa era una figura chiave per il rapporto banca/impresa ovvero il direttore della filiale.
Nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente ad un’ulteriore razionalizzazione del numero delle banche presenti fisicamente che si fonderanno tra loro formando 3-4 grossi gruppi.
Le filiali presenti sul territorio saranno sempre meno in quanto le banche sceglieranno di ridurre i costi fissi legati al mantenimento di un presidio sul territorio che sarà invece delegato ai gestori imprese raggruppati nei pochi HUB bancari di riferimento.
Anche le Banche di credito cooperativo, con finalità più “mutualistiche” e per natura più vicine al territorio rispetto alle grosse banche commerciali; sono state soggette a fusioni tra di loro negli ultimi anni che ne hanno ridotto il numero. Oltre questo aspetto c’è da considerare che ormai questo tipo di banche ha scelto la divisione in due grossi capogruppo che hanno di fatto sancito un passaggio ad un modello simile a quello delle banche più strutturate.
Ma le aziende italiane sono pronte ad affrontare il cambiamento e a dialogare con questi nuovi modelli?
“Sì e no”, o meglio dipende… Le grosse aziende hanno da sempre figure di riferimento al loro interno che di fatto dialogano tutti i giorni con le banche e sono preposte unicamente a questa attività ma le piccole e medie imprese, in numero decisamente superiore rispetto alle grandi aziende e vera spina dorsale del sistema imprenditoriale italiano, hanno difficoltà nel sostenere i costi legati alla presenza di figure specializzate alle quali delegare il delicato rapporto con le banche.
Va da sé quindi che spesso l’impiegata amministrativa o il titolare rivestono il ruolo di direttore finanziario ma che, non avendo elevate competenze tecniche nel settore, faranno sempre più fatica a dialogare con il nuovo modello bancario.
Ecco, quindi, che se da un lato il numero delle banche unitamente alle filiali si riduce, il numero delle banche “fintech” sta aumentando, con un modello distributivo che non prevede l’apertura fisica di sportelli ma che prevede il presidio sul cliente delegato a soggetti iscritti all’OAM, agenti o mediatori che raccolgono il testimone dai direttori di filiale andando quindi a fornire un prezioso supporto alle aziende.
La banca del futuro che ci immaginiamo vede quindi una sempre minor presenza fisica sul territorio, una digitalizzazione dei processi di merito di credito ed un modello distributivo che vedrà il coinvolgimento di soggetti iscritti all’OAM a cui verrà delegata la parte consulenziale e commerciale.
Mediatori creditizi ed agenti in attività finanziaria si troveranno quindi davanti una sfida importante che valorizzerà sempre più la loro figura, passando dall’essere semplici “broker” ad essere dei veri punti di riferimento per tutte le PMI che vedranno in questi soggetti un importante supporto nel rapporto banca/impresa.
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