È stato da pochi giorni pubblicato dall’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, uno studio riguardante l’utilizzo dell’identità digitale (SPID) e le sue potenziali applicazioni future.
Il documento sottolinea che già 32,2 milioni di italiani dispongono dell’identità digitale e 31,3 milioni la Carta d’Identità Elettronica; il 63% dei cittadini maggiorenni italiani dispone del cosiddetto SPID seppur con una distribuzione anagrafica non omogenea.
La fascia 18-24 anni è quasi interamente coperta dal servizio mentre solo il 24% della fascia over 75 anni dispone dello strumento; sono quindi le persone più anziane e quelle meno avvezze all’informatica ad essere meno propense all’utilizzo di questi strumenti e quindi il dato sulla crescita di adesione al servizio sta pian piano rallentando seppur l’obiettivo stabilito dal PNRR è stato raggiunto con ben 2 anni di anticipo.
Ma quali sono le future applicazioni dell’identità digitale?
Se guardiamo ad altri paesi europei, soprattutto quelli nordici, l’identità digitale ha fatto un percorso inverso rispetto al nostro: sono le banche che hanno gestito il sistema di identità digitale per prime per poi essere allargato all’ambito governativo.
Lo SPID si presume quindi possa in Italia essere allargato all’ambito finanziario con un notevole efficientamento di tutti quei processi che sono stati in parte digitalizzati ma che attendono il “tocco finale” dell’utente che spesso firma ancora i documenti cartacei per poi scannerizzarli o che richiede ad esempio il caricamento dei documenti che potrebbero essere facilmente recuperati con accesso tramite SPID.
Particolare attenzione però va prestata alla riservatezza dei dati: se è vero che l’identità digitale può favorire utenti ed Istituti di credito, è vero che l’accesso tramite SPID apre le porte, ad esempio, al fascicolo sanitario della persona che nulla ha a che fare con una richiesta di finanziamento….
Il limite di questi sistemi digitali è proprio questo: se da un lato efficientano i processi, dall’atro espongono gli utenti a rischi di riservatezza dei dati da non sottovalutare in una società che diventerà sempre più digitale che lo vorremo o no.
I furti di dati sensibili potrebbero rappresentare un problema importante e la riflessione che possiamo fare è quella che, certamente vadano creati strumenti digitali che efficientano i processi ma che limitino il perimetro d’azione del reperimento dei dati a ciò che effettivamente serve per poter espletare il servizio.
Noi di FINTECH MEDIA FINANCE, da sempre attenti ai servizi digitali, staremo ad osservare l’evolversi del mercato. Seguici e rimani informato.